Commento a Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini
Prima che io avessi letto nell’articolo di Ramez Samy (2012) un’associazione tra Conversazione in Sicilia e La divina commedia mi era già capitato di ricordare Dante in Vittorini.
Questa associazione Samy la fa rispetto alla simbologia dei numeri nel romanzo di Vittorini, come è il caso del tre: sono tre i figli di Concezione, tre le figlie del nonno-Gran Lombardo, di tre in tre appaiono i personaggi maschili del romanzo e l’enunciatore dice che il viaggio in Sicilia è durato tre giorni e le rispettive notti [1], ad esempio della durata del viaggio di Dante nel Purgatorio (sic). Così lo dice Samy (2012, p. 13), che per le analogie tra Conversazione e la Commedia rinvia a Heiney (1968) [2].
Invece per me l’associazione viene dalla prima frase del testo, “Io ero, quell’inverno, in preda ad astratti furori” (VITTORINI, 1966, p. 16) [3], che di subito mi ha ricordato la stessa posizione nell’opera di Dante: “Nel mezzo del cammin di nostra vita / Mi ritrovai per una selva oscura / Che la diritta via era smarrita”.
Entrambi presentano una struttura in tre parti che coniuga chi (io ero/mi ritrovai), cosa (in preda ad astratti furori/la diritta via era smarrita) e quando (quell’inverno/nel mezzo del camin di nostra vita). Mancha il dove (una selva oscura) nell’incipit di Vittorini, ma poi Silvestro dirà, proprio prima di decidersi a prendere il treno: “Mi trovai allora un momento come davanti a due strade, […]” (VITTORINI, 1966, p. 19). Inoltre, in “quell’inverno” Silvestro aveva quasi 30 anni, età vicina ai 35 che rappresenta il “mezzo del camin di nostra vita” di Dante.
Forse questo sarebbe poco per stabilire un’associazione tra le due opere se: 1) il primo capitolo di Conversazione in Sicilia non avesse un accentuato lirismo ed un palese lavoro poetico del linguaggio, cosa che non accade con la stessa intensità nel resto del libro e che ci fa pensare piuttosto a poesia che a prosa; 2) il viaggio di Silvestro non presentasse degli elementi che uno pensa di aver già visto nonché nella Commedia ma anzi nelle narrative classiche, come il salire e lo scendere, qualcuno che fa il ruolo di guida e di maestro del viaggiatore, il viaggio come percorso di formazione e, alla fine del viaggio, la scoperta di qualcosa su di sé.
Così come nella Commedia, in Conversazione lo spazio e il tempo sembrano articolarsi non soltanto perché l’azione accade in queste due dimensioni ma specie dovuto alla produzione simbolica risultante dalla loro sovrapposizione. Per esempio, il treno arriva a Napoli proprio a mezzogiorno, momento della giornata (tempo) e denominazione della macro-regione meridionale italiana (spazio), che di resto non è solo geografica ma anche politica, storica e culturale, e di cui Napoli è il primo capoluogo per quelli che vengono dal Nord. A Napoli Silvestro è a 24 ore di arrivare alla casa della madre ed è in questo momento della narrativa che i pensieri — topi scuri e astratti venuti alla sua mente dopo la lettura della lettera del padre — cominciano a diventare sensi: odore, sapore, suono. Il Nord razionale dove scaparono gli uomini — lui stesso, il padre — inizia a dar luogo al Sud istintivo dove è rimasta la madre.
Ramez Samy (2012, p. 4) identifica “quello inverno” dell’incipit come immediatamente dopo lo scoppio della guerra civile in Spagna. Infatti sappiamo che il compleanno di Concezione, la madre di Silvestro, è l’8 dicembre; che Silvestro giunse al paese della madre proprio in questo giorno all’ora di pranzo, dopo aver passato la notte in Vizzini e le due notti anteriori a questa in treno. Siccome lo sappiamo partito da Milano sabato sera, allora questo sabato sarebbe il 5 dicembre. Questa corrispondenza tra mese, giorno del mese e giorno della settimana è accaduta nel 1936, e la guerra di Spagna fu scoppiata nel luglio di quell’anno.
Sebbene lo studio di Samy sia ricchissimo di svelamenti simbolici e referenziali, specie quelli più oscuri o richiedenti un’ampia e profonda cultura generale, sembra che non abbia fatto molta cura all’evidenza dell’onomastico della madre di Silvestro, 8 dicembre. Nel rito cattolico questo è proprio la solennità dell’Immacolata… Concezione. Ci spiega la Wikipedia: “Questa festività era già celebrata in Oriente nell’VIII secolo, e venne importata nell’Italia meridionale da monaci bizantini. In Sicilia, in particolar modo, il tema dell’Immacolata Concezione fu accolto subito e divenne molto sentito ancora prima della definizione del dogma”.
A seconda del dogma, Maria madre di Gesù sarebbe stata concepita e vissuta senza peccato (tutti noi altri fummo, siamo e saremo nati col peccato originale). Questo riferimento ci offre un’altra griglia di lettura rispetto al ricchissimo ruolo di Concezione nel libro e al rapporto tra madre e figlio, che mescola in un modo un po’ scomodo gesti, parole e pensieri di amor filiale e amor sensuale.
Concezione è un po’ Maria e un po’ Maria Madalena, la sua casa sembra stare a mezzo cammino tra la parte più alta e la più bassa del paese; lei stessa scende fino al fondo del vallone poi sale all’alto, dove abitano le donne borghesi. Alla fine, lava i piedi del marito. Quando arriva la notizia della morte del figlio Liborio (che prima è stato quasi morto nel parto), lei diventa la mater dolorosa. Silvestro la paragona a Cornelia, madre dei fratelli Gracchi, morti perché provarono a fare una sorta di riforma agraria nella Repubblica Romana. Cornelia sarebbe la Maria “civile”, che lamenta il figlio morto nel tentativo di fare la giustizia sociale.
Se si accetta l’associazione con la Commedia, Concezione può essere un po’ Virgilio (quando è a casa con le scarpe da uomo) e un po’ Matelda — o forse un po’ Beatrice, vista da alcuni come la forma androgina (congiunzione degli opposti) e dunque perfetta (KIRKHAM, 1989, p. 31). Concezione guida Silvestro per i sentieri dell’infanzia mentre sono a casa, poi lo fa verso il torrente nel giro delle iniezioni, poi verso il quartiere borghese, dove lo “consegna” all’altra guida, l’arrotino.
Vorrei ancora proporre un’interpretazione rispetto allo spazio nel testo, in cui mi pare che ci siano due trattamenti topologici diversi: uno geopolitico (più realista) ed altro geofisico (più simbolico). Il primo è quello tra Nord e Sud d’Italia, che sembra omologare l’assiologia maschile x femminile e cultura x natura, rappresentati da Milano/Venezia x Sicilia. Il secondo è quello tra l’alto e basso, su e giù, piazza (posto secco) e torrente (posto bagnato, come i piedi di quelli che hanno le scarpe rotte) ecc.
Sebbene Vittorini affermi che la storia potrebbe darsi in qualunque luogo che non la Sicilia, mi sembra che rispetto alla topologia geopolitica la Sicilia è la Sicilia, il “Sud profondo” della nazione con tutto ciò che rappresenta in contrasto economico, politico, culturale con il Nord. La Sicilia è la Sicilia fino a Messina; quando ci si entra, la Sicilia piano piano lascia di essere “reale”. Da Messina a Siracusa la separazione fra realismo e simbolismo diventa meno netta e fra Siracusa e Vizzini la topologia è già quasi tutta simbolica, processo che si conclude con l’arrivo di Silvestro a Neve. A partire di questo punto — del libro, del tempo e dello spazio — signoreggia la topologia geofisica, e allora non importa quale sia questo posto nella mappa, se reale o immaginato. Importano le opposizioni, come già detto, tra l’alto x il basso, scendere x salire, dentro x fuori, e i momenti di plateaux: la piazza, il punto più alto del paesino, dove Silvestro trova gli uomini, e il pianerottolo della casa della madre, dove sente il fratello chiamarlo e poco dopo ritroverà il padre.
Per concludere: ho proposto che in Conversazione in Sicilia l’articolazione tra tempo e spazio produce più significazione da quello che richiede la narrazione in sé. Ho cercato di sviluppare un po’ queste idee nelle righe sopra e ne ho pure fatte una rappresentazione visuale.
Nella figura che segue sono messi insieme i capitoli del libro, le parti in cui questi si distribuiscono, il percorso di Silvestro ed i posti dove va/si ferma, i giorni del viaggio e due linee che indicano i due trattamenti topologici: l’azzurra, della topologia geopolitica (reale), è “viva” all’inizio, quando Silvestro viaggia verso il Sud, poi diventa “morta”, senza cambiamenti. Invece la rossa (simbolica) è “morta” in questo inizio — perché non ci sono riferimenti significativi di spostamenti verticali come salire x scendere — ma poi diventa “vivissima”, molto più viva dell’altra.
Le linee ci mostrano che alla misura in cui Silvestro scende verso il Sud, il reale dà luogo al simbolico. Forse gli mancava questo Sud, lasciato indietro quando fu scappato dalla Sicilia, per avvivare il senso della sua vita. Il ritorno al Nord non sarà allora un ritorno al puramente “razionale”, ma potrebbe essere la terza — ancora il tre… — tappa di un percorso dialettico, la sintesi tra Nord e Sud, città e campagna, razionale e istintivo, cultura e natura, maschile e femminile.
Note
[1] Questo lo dice Silvestro nell’Epilogo. Lui entra in Sicilia nella mattina dopo la seconda notte in treno e decide di tornare a Milano dopo due notti in Sicilia: una a Vizzini ed altra a Neve. Se ipotizza dunque che la terza notte (relativa al terzo giorno) in Sicilia lui la passerà di nuovo a Vizzini oppure in un altro posto nel viaggio verso Messina.
[2] HEINEY, D. Three Italian Novelists. Moravia, Pavese, Vittorini. Michigan: The University of Michigan Press, 1968.
[3] I numeri delle pagine sono quelli dell’archivio del libro digitalizzato. Allora pagina 16 = 16ª pagina dell’archivio.
Riferimenti
KIRKHAM, Victoria. A Cannon of Women in Dante’s Commedia. Annali d’italianistica, n. 7, p. 16–41, 1989. Edição especial “Women’s voices in Italian LIterature” organizada por Rebecca West e Dino Cervigni.
SAMY, Ramez. Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Philology, Special Issue 2, Pre-Doctorate Papers, jul. 2012. Disponível em: https://www.researchgate.net/publication/339936631_Simbolo_e_immagine_in_Conversazione_in_Sicilia_di_Elio_Vittorini. Acesso em: 10 dez. 2020.
VITTORINI, Elio. Conversazione in Sicilia. Torino: Einaudi Editore, [1966?].
Ensaio elaborado como atividade da disciplina de Letteratura Italiana I do curso de Letras-Italiano da Universidade Federal do Paraná, ministrada entre 2020 e 2021 pelo professor Luiz Ernani Fritoli.
Como citar este artigo/come citare quest'articolo:
BAGGIO, Adriana Tulio. Commento a Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini. Adriana Meis, 8 dez. 2021. Disponível em: https://adrianabaggio.medium.com/commento-a-conversazione-in-sicilia-di-elio-vittorini-43f3dd72cbbf.